
Il cortile della casa di Catine era pieno di animali: galli e galline (le sue preferite), mucche, tori, cavalli da tiro che servivano nel lavoro nei campi (all’epoca non c’erano i trattori). Poi c’erano i maiali, anzi le scrofe che dovevano fare i maialini da vendere al mercato; c’erano pecore, che producevano la lana per fare calzini, gilet e maglioni (questi in particolare pungevano molto la pelle, e tutti i bambini se ne lamentavano). E infine c’erano i bachi da seta: quella invece era incredibilmente morbida, ma anche molto preziosa. I bachi venivano venduti e la seta veniva usata per i vestiti del conte Deciani di Martignacco, che era il padrone delle terre lavorate dalla famiglia di Catine.
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