Gorizia,Casa Ascoli, il ghetto e il giardino Farber

La comunità ebraica era presente a Gorizia già nel XIII secolo, abitando una zona sotto la collina del Castello. Successivamente si sposta in una zona tra l’attuale Via Ascoli e il fiume Corno, ora interrato e sul quale è stata costruita via Brass.

Entrata del Giardino Farber ⸻  

Nel corso dei secoli, la comunità si dedica al commercio, aprendo botteghe, tessiture e gestendo alcuni Banchi dei Pegni, raggiungendo un certo benessere economico tutt’oggi visibile e conservato nelle belle facciate dei palazzetti, nei balconcini in ferro battuto e nei portoni e portoncini che si affacciano su via Ascoli. Il cancello del Ghetto non ha mai impedito gli scambi commerciali e culturali con le altre “anime” della città: slovena, italiana, tedesca e friulana. Molte le personalità di spicco come gli stimati medici Morpurgo e Pavia, il filosofo Carlo Michelstaedter, la giornalista Carolina Luzzato, il pittore Vittorio Bolaffio, il linguista e glottologo Graziadio Isaia Ascoli. L’arrivo della Seconda Guerra Mondiale cambia le sorti della città e della comunità ebraica in particolare, il Ghetto di Gorizia fu tragicamente segnato dalle persecuzioni naziste quando il Friuli-Venezia Giulia, dopo l’8 settembre 1943, fu annesso al Terzo Reich e iniziarono i rastrellamenti di ebrei. Tra le vittime, il piccolo Bruno Farber, di soli tre mesi, deportato ad Auschwitz e ricordato oggi nel Giardino accanto alla Sinagoga.

Casa Ascoli ⸻
Il 900 è finito e un’altra storia può cominciare. Sconfiniamo?

All’inizio della via che portava al Ghetto vero e proprio era posizionato un cancello, oggi collocato all’ingresso del Giardino nel quale un’installazione dell’artista di famiglia ebraica Emanuele Luzzati racconta la festa del Purim. La festa del Purim ha come protagonista la regina Ester, figura biblica resa immortale da numerosi dipinti in antichità come nel Rinascimento e in epoca Barocca, salva il suo popolo con coraggio rovesciandone le sorti. Pur essendo Ester la protagonista del racconto, la festa che concorre con il Carnevale cristiano per l’uso delle maschere e un po’ di follia e trasgressione, è dedicata a bambini e bambine. Una festa tutt’ora celebrata che con l’installazione di Emanuele Luzzati augura ai bambini e le bambine del mondo un futuro di pace e serenità nel ricordo del piccolo Bruno Farber.